in coproduzione con Acque e Terre Festival
di Alessandro Mor e Alessandro Quattro
con Valeria Battaini, Francesca Mainetti, Emanuela Sabatelli/Valentina Pescara
Tre donne provenienti dalla terra, attaccate alla terra, luogo di lavoro, di fatica, di vita e di appartenenza. Tre donne: una nonna, una mamma, una figlia. Tre donne, una madre dell’altra, ma quasi sorelle di uno stesso mondo, il mondo contadino. Tre donne di tre diverse generazioni che si tramandano un modo di vivere le proprie scelte subordinandole alla figura maschile. Tre donne colte in un momento di scelta, ad un bivio: prendere in mano la propria vita, oppure lasciare che segua il lungo corso di delega e rinuncia a cui sono state abituate, lasciandosi portare da altri, anche lontano dalle proprie radici. Ines, la nonna contadina nata negli anni ’30, forte, vitale, e accondiscendente alle decisioni altrui (sul matrimonio, sul sesso, sulla casa).
Teresa, la mamma che durante il boom economico degli anni ’60 cerca di realizzarsi nel nuovo lavoro in fabbrica, ma rinuncia al suo sogno per un matrimonio non veramente scelto. Chiara, la figlia degli anni ’80, nata in campagna ma cresciuta in città, dove ha studiato e si è confrontata con realtà diverse, una ragazza alla ricerca di se stessa e di un lavoro, col desiderio nascosto di tornare a vivere in campagna. L’azione si svolge a partire dalla scoperta di Chiara, ormai rimasta sola, che la cascina di famiglia è stata messa in vendita dallo zio a sua insaputa, e a insaputa delle altre donne, che compaiono come fantasmi evocati dalla sua immaginazione.
Le scene si sviluppano come un flusso davanti agli occhi della più giovane, costretta a scegliere se accettare l’ennesima decisione presa dagli uomini o finalmente opporsi. Abbiamo scelto di esplorare il mondo contadino prendendo il punto di vista femminile, più segreto, da scoprire tra le pieghe del non detto, lasciando l’universo patriarcale sullo sfondo, presenza-assenza con cui il confronto è ineludibile. Abbiamo preso ispirazione da libri di testimonianze di vita contadina, da romanzi, da testi teatrali e da film.
Abbiamo lasciato scaturire gli eventi dai personaggi, lavorando sulle diverse fisicità, i diversi modi di parlare (con un progressivo sganciamento dal dialetto, la lingua della terra) e i diversi modi di vivere la condizione femminile, trovando un legame in un’identica forza di sopravvivenza, una forza vitale da scoprire e attivare dentro di sé, che porta avanti comunque, qualsiasi sia l’ostacolo o il sopruso. Abbiamo cercato di raccontare le emozioni e i sentimenti di queste donne scivolando dentro partiture fisiche che trasfigurassero il piano psicologico in movimento, trasformando in una danza il tentativo di affermare la propria libertà.